EMME REPORTS – Massimiliano Reggiani

Visual Infinity | Exhibition by Costanza Alvarez de Castro | curated by Massimo Scaringella | from february 20th to March 27th 2021

Si inaugura oggi alle 14.30 alla KOU Gallery di Roma “Infinito visivo” la nuova mostra di Costanza Alvarez De Castro, curata da Massimo Scaringella. Giovane e talentuosa artista romana di madre salvadoregna, porta nella pittura ad olio contemporanea uno sguardo sicuramente più fresco, vitale e appassionato unito ad una tecnica esecutiva davvero notevole. Le opere ci immergono in un mondo straniante, come se alcuni oggetti di uso quotidiano fossero frattalizzati, capaci cioè di allargare a dismisura le proprie dimensioni trascinandoci in un’osservazione onirica di forme quotidiane. Compassi, eliche, “conigli” da sartoria e frese, oggetti della meccanica di precisione e dell’industria prendono il posto degli elementi naturali che avevano precedentemente catturato lo sguardo della pittrice. Prima di avvicinarci alla sua produzione complessiva ci soffermiamo sui dipinti della mostra, cercando di coglierne tecnica, innovazione e significato.

 

La luce avvolge gli oggetti con delicatezza senza creare contrasti o riflessi, è morbida e soffusa, inghiottita dai fondi scuri che cancellano ogni riferimento ambientale. La pittura ad olio, nata per essere meditativa ed accurata, per costruire rappresentazioni brillanti e precise, mantiene la propria caratteristica di arte della meditazione, senza diventare traccia di impulsi o segni affrettati. Descrive con accuratezza ma non cerca l’effetto dell’iperrealismo, la necessità quasi fotografica di catturare con assoluta precisione un istante della realtà. Questa scelta dell’artista svela molto del significato da attribuire a questi dipinti: non sono né la rappresentazione di uno sguardo sulla realtà né un frammento di una storia. Volutamente atemporali hanno un solo riferimento cronologico, quello del tempo in cui l’oggetto è stato inventato, quasi fossero musealizzazioni di opere nate dall’ingegno e dalla tecnica, dalle necessità delle officine o dai multiformi bisogni delle tecnologie industriali.

 

Perché rappresentare queste parti decontestualizzate, capaci di alterare le proporzioni tradizionali nella pittura da cavalletto modificando le misure dei dipinti per adattarsi alle loro misure meccaniche? Presumibilmente è un piegarsi all’evidenza di un mondo materiale assolutamente nuovo nella storia dell’uomo; un’epoca moderna in cui la costruzione degli oggetti ha creato realtà assolutamente fuori misura, transatlantici, aerei, grattacieli, stazioni spaziali, infrastrutture tutte assolutamente funzionali ma lontane da ogni significato simbolico, dal contatto artigianale, dalla manualità del singolo. Nei loro frammenti l’artista coglie e ci ripropone bellezza e proporzione delle singole parti, facendo scoprire all’osservatore quanto di umano e rassicurante ci possa essere anche in una componente meccanica. Concentrarsi sul singolo pezzo permette di fuggire l’insensatezza dell’insieme, dà la possibilità di trovare ancora una misura, una relazione fra l’uomo e il mondo che si è costruito attorno.

 

Costanza Alvarez de Castro è stata allieva capace dell’Institut Superieur de Peinture Van Der Kelen et Logelain di Bruxelles e ha saputo portare accuratezza e dettaglio sia nelle prospettive realizzate per il Teatro dell’Opera di Roma che nella decorazione raffinata e naturalistica nei murali d’interno. Si è concentrata su mazzi di fiori e rosse melagrane portando l’immagine a dimensioni tali da divenire quasi astratte, dove il realismo della rappresentazione perde il contatto con la realtà per le proporzioni quasi colossali che assume. Ingrandire il dettaglio non significa necessariamente rappresentare la realtà, ma cercare in questa il pretesto non più narrativo per costruire qualcosa d’altro, un oggetto d’arte, coerente in sé stesso ma lontano dalla narrazione. Una maniera nuova e inaspettata di ragionare su forme e proporzioni, sollecitando l’osservatore a misurarsi con la superficie e i colori senza smarrirsi nell’assoluta indeterminatezza della pittura astratta. Giocare con tecniche antiche, con realtà oggettive e conosciute vincolandosi alle loro proporzioni, alla veridicità di quanto raffigurato pensando contemporaneamente a tutt’altro: all’equilibrio degli spazi, ai bilanciamenti tra aree di luce e di ombra, allo scalare per toni dei colori, all’insita bellezza geometrica di tanti elementi che quotidianamente cadono sotto il nostro sguardo e su cui non si posa l’attenzione. Costanza Alvarez de Castro ci tiene a rifuggire l’ossessione diffusa nel mondo artistico contemporaneo di cercare necessariamente la novità di linguaggi inesplorati mostrandoci invece quanto la modernità stia nel contenuto: un mondo che cerca disperatamente e in silenzio equilibrio, proporzione e sicurezza. Il bisogno di rivedere l’umanità nelle cose, la presenza degli altri in una realtà complessiva ormai sfuggita di mano.

di Massimiliano Reggiani – EmmeReports

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